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Certificazione unica del sostituto d’imposta riportante errori, omissioni o redditi non percepiti: che cosa fare?

Il tuo datore di lavoro, che ti ha licenziato l’anno scorso, non ti ha pagato l’ultimo stipendio e le competenze di fine rapporto: niente ratei di tredicesima e quattordicesima, niente ferie e permessi non goduti, niente Tfr.

Tuttavia, una volta ricevuta la certificazione unica Cu (il modello che ha sostituito il cud), ti sei accorto che il datore di lavoro ha dichiarato di averti regolarmente corrisposto l’ultima retribuzione e tutte le competenze finali. In sede di dichiarazione dei redditi, ti ritrovi dunque con delle tasse da pagare su un reddito che in realtà non hai mai percepito.

Il consulente del lavoro, che hai prontamente contattato, ti ha riferito di aver elaborato e inviato paghe e certificazioni correttamente, in base agli importi spettanti, e ti ha detto che non può far nulla riguardo ai mancati pagamenti del datore di lavoro.

Come devi comportarti? Come contestare un cud errato?

La questione non riguarda soltanto i lavoratori il cui rapporto cessato, ma può interessare anche i dipendenti con rapporto di lavoro ancora in essere, nell’ipotesi in cui la Cu presenti degli errori: il datore può avere dichiarato per sbaglio uno stipendio maggiore rispetto a quello percepito, oppure può, al contrario, essersi dimenticato di dichiarare dei redditi nel modello.

Gli errori possono riguardare anche delle voci diverse dalla retribuzione: ad esempio, l’azienda può aver dichiarato di averti corrisposto un determinato ammontare di bonus Renzi (il bonus da 80 euro al mese), mentre in realtà non te l’ha corrisposto, o ti ha riconosciuto un importo minore di quello che appare nel cud.

Che cosa puoi fare, poi, se scopri che l’azienda non ha versato all’erario e all’Inps l’importo delle tasse e dei contributi che ti sono stati trattenuti in busta paga?

Si può chiedere al datore di lavoro di correggere il cud? Che cosa fare se arriva un accertamento dell’Agenzia delle Entrate? Facciamo chiarezza.

Che cos’è il cud?

Il cud, che adesso si chiama Cu, certificazione unica, è un modello in cui il datore di lavoro dichiara i redditi erogati ai lavoratori nell’anno e le ritenute effettuate, oltre a numerosi altri dati.

La Cu non spetta solo ai lavoratori dipendenti, ma è consegnata dal committente anche ai lavoratori parasubordinati e autonomi; spetta inoltre ai disoccupati che ricevono l’indennità dall’Inps, ai pensionati, e a chi affitta una casa con un contratto di locazione breve attraverso un intermediario che paga la tassa Airbnb.

In generale, questo modello ha la funzione di certificare i redditi corrisposti da un

sostituto d’imposta (cioè da un soggetto che paga le tasse al posto del reale debitore d’imposta, “sostituendosi” a lui, come fa ad esempio il datore di lavoro col dipendente).

Se vuoi saperne di più puoi leggere la nostra Guida Cu per i lavoratori autonomi o la Guida Cu per i dipendenti.

Come verificare se il cud è corretto?

Per verificare che la Cu non presenti errori, devi innanzitutto controllare che la somma delle voci, relative alle competenze e alle trattenute, che appaiono in busta paga, corrispondano alle voci esposte nel modello.

Per facilitarti l’operazione, puoi confrontare il cud con le voci riepilogative che appaiono nell’ultima busta paga, quella di dicembre.

Se l’errore, però, non è formale ma sostanziale, cioè se le voci della Cu coincidono con le indicazioni dei cedolini paga, ma in realtà a te è stata corrisposta una retribuzione differente, probabilmente ti renderai conto dell’errore sulla base degli estratti conto mensili, nel caso in cui lo stipendio ti sia stato corrisposto tramite bonifico. In questo caso, difatti, l’importo accreditato dal datore di lavoro non coinciderà con il netto in busta figurante nel cedolino mensile.

Se il datore di lavoro ti corrisponde mensilmente degli assegni, devi sempre confrontare l’importo netto risultante dalla busta paga con l’importo dell’assegno.

E se il datore di lavoro non ti da la busta paga? Devi sapere che in questo caso commette un illecito: la legge [1], difatti, obbliga tutti i datori di lavoro a consegnare mensilmente un prospetto paga ai dipendenti dal quale emergano le competenze e le trattenute effettuate.

Come contestare il cud con errori?

Ti è stata consegnata la Cu e ti sei accorto che presenta degli errori, rispetto alle buste paga o agli importi che hai concretamente ricevuto? Per prima cosa, devi contattare il datore di lavoro e richiedergli la correzione immediata. Il datore di lavoro può correggere la Cu errata entro 60 giorni dal termine per l’invio alle Entrate pagando una sanzione ridotta, pari a 33,33 euro.

Nell’ipotesi in cui l’errore non sia formale (dati discordanti tra buste paga e cud) ma sostanziale (risultano dichiarate retribuzioni maggiori rispetto a quelle realmente erogate), il datore di lavoro si rifiuti di correggerlo e non chiarisca la situazione, ti consiglio di agire tempestivamente.

In primo luogo, è bene che tu richieda le differenze retributive e la regolarizzazione della situazione inviando una comunicazione all’azienda tramite pec o raccomandata, anche con l’aiuto di un consulente del lavoro o di un avvocato.

Puoi anche rivolgerti all’Ispettorato Territoriale del Lavoro o al sindacato per un tentativo di conciliazione. Se la conciliazione non va a buon fine e il datore di lavoro non ottempera alle tue richieste, non ti resta che rivolgerti al giudice del lavoro per richiedere le tue spettanze. Ricorda che la busta paga è la prova del tuo credito, quindi puoi agire con il procedimento agevolato del decreto ingiuntivo.

Cud con errori: dichiarazione dei redditi

Nonostante ti sia dato da fare per chiedere la correzione degli errori nella Cu il datore di lavoro non ha provveduto? Non sai che cosa dichiarare nel modello 730 o nel modello Redditi?

Ovviamente, non sarebbe corretto obbligarti a pagare le imposte su dei redditi non realmente percepiti, quindi è giusto che tu dichiari gli importi realmente ricevuti.

Il problema è che, in questo modo, sicuramente ti arriverà un accertamento automatico da parte delle Entrate: puoi difenderti presentando la documentazione recante gli importi realmente percepiti, ad esempio gli estratti conto della banca o della carta di credito (se lo stipendio ti è accreditato su una carta con Iban).

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