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Il comitato tecnico scientifico incaricato dal Comune di Bologna di mettere in sicurezza la torre Garisenda, la cui zona era stata chiusa con limitazione del traffico nell’ ottobre scorso dopo che era stato rilevato un aumento delle oscillazioni, ha individuato la soluzione e presentato la propria relazione. Così ieri il sindaco di Bologna Matteo Lepore ha potuto illustrare in conferenza stampa il progetto che prevede già entro la fine del 2024 la messa in sicurezza, grazie agli stessi tralicci metallici utilizzati in passato per la torre di Pisa. Una soluzione che consente di accorciare i tempi e i costi. In particolare il team dell’ingegnera Raffaella Bruni, che si sta occupando della torre, ha effettuato un sopralluogo a Pisa e ha detto che i tralicci sono ancora in buono stato, pertanto possono essere riutilizzati a Bologna. Sul canale Youtube del comune è stato inoltre pubblicato un video di come dovrebbe essere eseguito l’intervento di messa in sicurezza.

Le tre fasi del progetto

Il progetto di messa in sicurezza si compone di tre fasi. Nella prima saranno montate le strutture in acciaio, le stesse che a cavallo degli anni Novanta e Duemila sono servite per ridurre l’inclinazione della torre di Pisa. Si tratta di due strutture d’acciaio composte da cavi, tiranti e contrappesi di piombo che serviranno a stabilizzare la Garisenda e permettere successivamente di lavorare in sicurezza alle fasi successive.

I tralicci a sostegno della Torre di Pisa sono ancora disponibili nell’area dell’Opera Primaziale Pisana e costantemente manutenuti fino al 2019. Consistono in due grandi cavalletti, ancorati in fondazione con un sistema di pali che si spingono fino alla profondità di 30 metri. I due cavalletti avevano un’altezza di 12 metri da terra ed erano disposti a 103 metri di distanza dalla torre. Il sistema fu utilizzato con successo a Pisa, anche se non fu mai necessario esercitare il tiro massimo per il quale erano stati progettati. L’Opera Primaziale Pisana ha confermato la massima disponibilità alla cessione dei manufatti.

È stata analizzata la possibilità di trasposizione di questa soluzione nel contesto urbano bolognese, dove la posizione dei tralicci dovrebbe essere tale da contrastare i movimenti nelle direzioni est-ovest e nord-sud (con collocazione ipotizzata: l’uno contro Palazzo Strazzaroli e l’altro in direzione Via Zamboni): la distanza fra la torre e i cavalletti sarebbe nell’ordine di poche decine di metri.

Secondo quanto dichiarato in conferenza nella prima fase i cavi non applicheranno una “controspinta”, ma serviranno solo a “mettere in forza il sistema”. Al termine della prima fase, come risultato tangibile, dovrebbe cessare anche l’allerta “gialla” stabilita dalla Protezione civile e la zona della torre dovrebbe tornare agibile, compresa la riapertura al pubblico della adiacente Torre degli Asinelli.

Nel 2025 potrà quindi iniziare la seconda fase, ovvero le opere di consolidamento tradizionali sulla muratura della torre, per esempio con iniezioni di miscela di malta a base di calce idraulica compatibile con quella presente. Infine l’intervento di messa in sicurezza si dovrebbe concludere, effettuate le necessarie verifiche, con la messa in tiro dei cavi delle torri di contrasto. Quest’ultima fase avrà la finalità di migliorare il livello di sicurezza della Torre Garisenda operando una riduzione dello stato di sollecitazione alla base della zona maggiormente critica. Il tiro orizzontale eventualmente assegnato ai cavi sarà valutato in funzione dei dati disponibili del monitoraggio e sull’esito dell’intervento di messa in sicurezza della fase precedente, nell’ottica di ridurre lo stato tensionale delle porzioni maggiormente sollecitate.

Sarà necessario installare un nuovo software per il controllo e movimentazione delle funi in grado anche di potere interagire con i dati del monitoraggio forniti dai diversi sensori installati sulla torre. Se questi passaggi andranno a buon fine, si stima di poter installare nell’area di cantiere della Torre Garisenda il sistema di tralicci entro la fine del 2024.

Copertura dei costi

La possibilità di mettere in sicurezza la torre Garisenda di Bologna è già di per sé una buona notizia. Ma ce n’è un’altra che farà sicuramente piacere ai cittadini del capoluogo dell’Emilia-Romagna. Il costo dell’intervento per la messa in sicurezza stimato in 19 milioni di euro, è già stato coperto grazie alle donazioni private. La raccolta fondi avviata dal Comune ha quindi avuto pieno successo. Merito anche all’Art Bonus, ovvero l’agevolazione fiscale introdotta nel 2014 dall’allora ministro alla cultura Dario Franceschini, che incentiva il mecenatismo culturale, consentendo di godere di un credito d’imposta del 65% delle donazioni a favore del patrimonio culturale, in tre quote annuali di pari importo.

 

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