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Roma, 18 giugno 2024 – “Ci sono già 7 miliardi di lavori fermi che rischiano di lasciare scheletri urbani”. È l’allarme lanciato dalla presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, in occasione della Assemblea nazionale dell’Associazione dei costruttori edili facendo il punto sulla situazione dei lavori legati al Supebonusche ha visto molteplici cambiamenti normativi in corso d’opera per gli effetti pesanti sul debito pubblico.

Superbonus: secondo l’Ance in Italia ci sono 7 miliardi di lavori fermi

“Il più grande indiziato di sperpero pubblico degli ultimi anni è stato il Superbonus 110%. Sono stati usati toni aspri e talvolta poco istituzionali – ha sottolineato la presidente – che hanno evidenziato solo gli aspetti negativi di una misura che nel biennio 2021-2022 ha consentito all’Italia di crescere a ritmi superiori a quelli della Cina (+12,3 di Pil contro il loro +11,3). A che prezzo si dirà. Certo troppo alto e con grandi sprechi che però potevano essere evitati se fossimo stati ascoltati”.

Continua Brancaccio: “Il resto è storia recente di continui interventi legislativi che hanno portato a un guazzabuglio normativo, per giunta retroattivo, e siamo ancora in attesa di capire come andrà a finire per i contratti già stipulati. E – ha detto la numero uno dell’Ance – ci sono già 7 miliardi di lavori fermi che rischiano di lasciare scheletri urbani. Con gravi ripercussioni economiche e sociali sulla vita di cittadini e imprese. Pensiamo a cosa accadrebbe se i contratti che regolano vita e lavoro di ognuno di noi potessero essere stravolti in continuazione senza il nostro assenso: dormiremmo sonni tranquilli?”.

Intanto, come rilevato da Bankitalia nel dossier ‘L’impatto economico degli incentivi fiscali alle ristrutturazioni edilizie’, il bonus facciate e il Superbonus 110% sono costati 170 miliardi di euro nel periodo 2021-23 ma ”i benefici per il complesso dell’economia in termini di valore aggiunto sono stati più bassi rispetto ai costi sostenuti per le agevolazioni”.

La spesa sostenuta, pari a 170 miliardi di euro, è pari a circa il 3 per cento del Pil in media d’anno, ha ricordato Bankitalia: “Si stima che circa un quarto della spesa relativa agli investimenti sussidiati (oltre 45 miliardi) sarebbe stata effettuata anche in assenza degli incentivi – l’analisi di palazzo Koch –. Questo risultato implica che il moltiplicatore fiscale sia stato inferiore all’unità, ossia che i benefici per l’economia in termini di valore aggiunto siano stati più bassi rispetto ai costi sostenuti per le agevolazioni”.

 

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