ROMA – “Vorrei dirvi che ci troviamo qui per presentarvi dei dati positivi e per mostrare ottimismo, ma purtroppo non possiamo perché in Italia ci sono ancora 10 milioni di sovraindebitati”. Sono le parole con cui il presidente dell’associazione Liberi dal Debito, Jimmy Greselin, ha accolto sabato la platea nell’auditorium dell’Università Pontificia Agostiniana, in occasione della presentazione del Rapporto Nazionale sul Sovraindebitamento 2023.
Alto patrimonio ma bassi stipendi: la trappola del sovraindebitamento
Insieme a Legge3.it e a Salvagente, è il secondo anno che l’associazione si occupa di redigere e pubblicare un report che chiarisce i dati relativi ai sovraindebitati nel nostro Paese, con cui si intendono “coloro che non riescono più, in maniera definitiva, a pagare i propri impegni finanziari”, ovvero chi non ha beni o uno stipendio sufficienti da mettere a disposizione del creditore. Questo termine divenne noto alle cronache quando, intorno al 2012 a seguito della crisi del debito sovrano, diversi imprenditori e dipendenti si tolsero la vita non potendo venire incontro ai loro obblighi. Fu un fenomeno talmente vasto che per contenerlo in Italia venne promulgata una legge, la 3/2012, dal titolo “Disposizioni in materia di usura e di estorsione, nonché di composizione delle crisi da sovraindebitamento” presto soprannominata “Salva suicidi”. “A partire da quell’anno, però, si è passati dal 5,4% di famiglie italiane sovraindebitate al 10% registrati nel 2018. Nel 2022 abbiamo raggiunto il 12%”, ha proseguito Greselin.
Ma come si incorre nel sovraindebitamento? “Ci sono due motivi: il primo è molto semplice ed è il fatto che in Italia non ci sia un livello di educazione finanziaria adeguata. Ma non si esaurisce tutto qui”, ha spiegato il presidente di Liberi dal Debito. “Il secondo è più complesso, ma qui sta il nocciolo della questione. Il valore del patrimonio privato italiano è il più alto in Europa, pari a 4 volte il debito pubblico. Si tratta delle case, dei beni che abbiamo avuto in eredità, nella maggior parte dei casi, dai nostri nonni o dai nostri genitori. Il problema sta nel reddito pro-capite: l’anno scorso il 37% delle famiglie italiane ha avuto difficoltà ad acquistare cibo (+21% rispetto al 2021), e il 50% delle famiglie lo ha avuto nel pagare tutte le spese dell’abitazione (+9% rispetto al 2021). Non abbiamo dunque i soldi per poter mantenere quello che abbiamo ereditato e ci indebitiamo per poterlo fare”.
Le procedure di indebitamento sono poche e lente
In Francia e Germania ogni anno vengono licenziate circa 100.000 procedure di sovraindebitamento. In Italia, le istanze gestite dagli organismi di composizione della crisi (Occ) sono state 7.700, di cui più di un quarto erano arretrate dagli anni precedenti. In più, la durata media di questi procedimenti, secondi i dati del ministero della Giustizia, è di 545 giorni, ovvero un anno e mezzo. “A giudicare da questi dati, mi sembra ovvio come sia deleterio continuare con il monopolio delle pratiche in mano agli ordini professionali di notai, avvocati e commercialisti, che risultano non capaci di gestire questa responsabilità”, ha detto il presidente di Legge3.it, Gianmario Bertollo. “Noi assistiamo più di 1.200 famiglie indebitate. Sappiamo che ogni mese che passa è uno stipendio pignorato in più e maggiore ansia per la casa che ti sarà portata via”.
Come risolvere il problema
Presente all’evento anche il senatore leghista Gianluca Cantalamessa, che da diverso tempo segue e partecipa ai progetti delle associazioni. Di fronte alla platea ha annunciato: “Entro Natale presenterò un disegno di legge su questo tema. Mi impegno pubblicamente”.
Oltre al danno economico, il sovraindebitamento ne produce anche di natura sociale e psicologica. “C’è ancora tanto stigma intorno all’argomento”, ha dichiarato Stefano Callipo, presidente dell’Osservatorio violenza e suicidio. “Quando si contrae un debito troppo grande, inizia a farsi strada l’insicurezza per il futuro e poi la frustrazione. Ci si isola, poi, e spesso finisce in tragedia. Per questo noi dell’Osservatorio abbiamo deciso che inizieremo a fornire supporto psicologico gratuito a tutte le persone che hanno avuto problemi di debito”. A questa frase, diverse persone tra il pubblico si sono commosse. Un uomo nelle prime file ha stretto forte la mano al figlio seduto accanto. Dietro di loro una signora si è nascosta il viso con le mani, per riemergere sorridente e con le lacrime agli occhi.
“Smettiamola di vedere il debito come un fallimento personale. Io ho potuto studiare in America solo chiedendo un prestito che non so quando riuscirò a restituire. Oggi però sono una consulente delle Nazioni Unite e so di aver fatto la scelta giusta”, ha raccontato Angelica De Vito, che con quei soldi è riuscita a lasciare la sua casa alle Vele di Scampia e a intraprendere la sua carriera nell’Onu e a occuparsi di ricerche sui profughi climatici.
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