Cos’è la Cessione del Quinto e in che senso è un diritto del lavoratore? Il datore di lavoro cosa può e cosa deve fare nel caso in cui gli venisse notificata la sottoscrizione di un contratto di Cessione da parte di un suo dipendente? È possibile opporsi alla concessione di tale finanziamento?
Se questi sono alcuni dei dubbi che hai riguardo al funzionamento della cessione del quinto, sei nel posto giusto!
In questo articolo chiariremo diritti e obblighi del datore di lavoro nella cessione del quinto dello stipendio, per capire come muoversi in questo particolare caso.
Il Ruolo del Datore di Lavoro nella Cessione del Quinto
Trattandosi di un prestito che viene ripagato con delle trattenute dallo stipendio, vien da sé che l’azienda e il datore di lavoro ricoprano un ruolo fondamentale in questa pratica.
Nel momento in cui il richiedente sottoscrive il prestito, l’ente finanziatore si occupa di notificare al datore di lavoro il contratto di Cessione del Quinto e le modalità accordate per il finanziamento, quali l’ammontare della rata, la data di decorrenza del prestito e, ovviamente, le coordinate bancarie a cui fare il versamento.
Da parte sua, una volta ricevute le informazioni necessarie, il datore di lavoro deve restituire, firmato, un documento chiamato “atto di benestare”, certificando in questo modo la veridicità dei dati riportati sul contratto di Cessione del Quinto. Tale documento non è obbligatorio, ma aiuta ad accorciare i tempi di erogazione del prestito; qualora venisse a mancare, la prima busta paga fornita alla finanziaria fungerà da benestare implicito.
Per quanto riguarda questa particolare tipologia di prestito, è importante sottolineare che il datore di lavoro non può rifiutarsi di versare le rate, trattandosi infatti di un diritto riconosciuto a lavoratori e pensionati dalla Legge Finanziaria del 2005.
Il Datore di lavoro ha compiti di controllo sul rispetto dei limiti di legge del prestito. Infatti, è tenuto a controllare che la rata proposta non ecceda il limite del 20% dello stipendio al netto di eventuali componenti variabili quali straordinari, assegni familiari ecc. In caso di notifica di un contratto di finanziamento eccedente i limiti, il Datore di lavoro può legittimamente respingere il contratto chiedendo contestualmente al finanziatore la rimodulazione della rata affinché rientri nei limiti legali.
Nella maggior parte dei casi, quindi, l’erogazione del prestito procede senza grossi scogli. A questo punto, subentrano dunque degli obblighi che il datore di lavoro deve rispettare. Vediamoli insieme.
Gli Obblighi del Datore di Lavoro nella Cessione del Quinto
Oltre ai diritti del datore di lavoro, che abbiamo visto sopra, il datore di lavoro dovrà rispettare anche degli obblighi, che in caso di inadempimento lo porteranno a incorrere in sanzioni.
Per prima cosa, il datore di lavoro è obbligato a fornire alla banca o all’istituto finanziario tutte le informazioni richieste per una valutazione sulla solidità della situazione lavorativa del dipendente che ha richiesto il prestito, cioè: la retribuzione mensile, il TFR maturato, eventuali altre trattenute sulla busta paga e il rischio di perdita del lavoro del dipendente.
Una volta accertato il tutto e confermata l’erogazione della somma richiesta, spetterà al datore di lavoro, e non al beneficiario del prestito, il pagamento delle rate mensili. Ogni mese, l’importo previsto va trattenuto dalla busta paga e versato all’ente finanziario per ripagare il prestito.
Un altro obbligo del datore di lavoro riguarda il compito di monitorare il rispetto dei limiti di legge del finanziamento, in particolare dovrà accertarsi che la rata mensile non ecceda il 20% dello stipendio del lavoratore, al netto di premi di produzione, assegni familiari, straordinari e altre voci che potrebbero farlo variare di mese in mese.
In caso di insolvenza, come abbiamo già anticipato, si generano delle difficoltà sia per il lavoratore che per il datore. Quest’ultimo può incorrere in sanzioni anche molto pesanti, a seconda dei casi: ad esempio, potrebbe essere accusato di appropriazione indebita nel caso in cui figurassero delle trattenute sullo stipendio senza però che a queste corrisponda un versamento alla banca o all’istituto di credito.
La Cessione del Quinto e il Trattamento di Fine Rapporto
Stipulare un contratto di cessione del quinto non richiede la presenza di garanti per il lavoratore, che come unica garanzia di pagamento può offrire la propria busta paga e il contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Inoltre, sarà necessario fornire al finanziatore una garanzia aggiuntiva costituita dal TFR (Trattamento di Fine Rapporto) maturato dal dipendente negli anni di lavoro. Infatti, se le circostanze lo richiedono, il datore di lavoro può trattenere dal TFR la somma necessaria per coprire le rate restanti da pagare.
Se l’importo del TFR maturato tutela il diretto interessato dall’insolvibilità in caso di perdita del lavoro, è vero anche che la sottoscrizione di un prestito tramite cessione del quinto può essere accompagnata da una polizza assicurativa, che potrebbe subentrare al pagamento delle rate in caso di licenziamento e sostituirsi all’ente finanziario come nuovo creditore, in attesa che il richiedente trovi un nuovo lavoro.
Il prestito tramite cessione del quinto è legato a doppio filo all’azienda presso cui lavori. Quindi, quando avviene un cambio di lavoro con una cessione del quinto in corso è necessario prestare molta attenzione al nuovo contratto e ai parametri stabiliti con il precedente posto di lavoro.
Ricapitolando, l’azienda e il datore di lavoro ricoprono un ruolo fondamentale per la concessione di un prestito tramite cessione del quinto. Per questo motivo, è importante avere ben chiaro tutti i diritti e gli obblighi delle parti coinvolte affinché l’erogazione del prestito e il saldo delle rate vadano a buon fine.
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