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È passato un anno dalla vittoria netta alle urne di Fiumicino del candidato del centrodestra Mario Baccini. In questi dodici mesi, la nuova classe dirigente del piccolo comune, noto per la presenza dell’omonimo aeroporto, ha destato diverse polemiche. E lo scontro con le opposizioni si è infuocato. Opposizioni che chiedono chiarezza sui soldi pubblici spesi in questi mesi.

Spese e progetti

«Primi 100 giorni dell’era Baccini, 500mila euro alle consulenze esterne, questa è storia. Fiumicino merita di meglio». Così attaccava lo scorso novembre il Segretario di Sinistra Italiana Fiumicino, Massimo Iannarella.

La nuova giunta non ha perso tempo per circondarsi di persone fidate mettendo in bilancio un impegno di spesa di centinaia di migliaia di euro per il suo mandato. Un documento visionato da Domani e firmato dal segretario generale Giuseppe Salvatore Alemanno recita quali sono i nuovi costi della giunta per «l’affidamento di incarichi di collaborazione per il periodo 2024-2026».

Nel documento si comunica il fabbisogno di collaborazioni esterne per «supporto all’ufficio stampa e comunicazione» (15mila euro l’anno), per materie giuridiche (115mila euro l’anno) e per l’assunzione di un tecnico ingegnere specializzato in programmi europei e relativi al Pnrr (50mila euro l’anno). Somma totale, circa 540mila euro.

«Quando sono arrivato ho fatto un po’ di pulizia e questa ha suscitato un po’ di ilarità dall’attuale opposizione che era in maggioranza per dieci anni. Ho avviato una spending review per capire come venivano spesi i soldi. Le mie non sono consulenze, sono incarichi che io ho dato a norma di legge per il mio staff. Ma le consulenze io le ho azzerate», risponde Baccini a Domani, minacciando querela.

Baccini è un politico nato e cresciuto nella Democrazia cristiana, si è affacciato poi in Forza Italia. Durante la sua carriera politica è stato vicepresidente del Senato, sottosegretario degli Esteri e ministro della Funzione pubblica durante due governi Berlusconi. Messa in standby la politica, Baccini ha poi fondato l’Ente per il Microcredito che presiede dal 2005.

È considerato un uomo di esperienza, anche per questo in molti faticano a comprendere alcune spese dell’amministrazione. Come il pagamento di 15mila euro alla testata web “Il Faro online” – vicina al sindaco – per organizzare il convegno “I Tavoli del mare” che si è tenuto nella mattinata del 18 novembre scorso. Non solo, migliaia di soldi pubblici sono stati investiti per eventi e iniziative culturali che poco hanno a che fare con le potenzialità della città. Come la spesa di circa 3700 euro per aderire all’Associazione nazionale città del vino, ma Fiumicino – per usare un eufemismo – non è proprio conosciuta per le sue potenzialità vinicole. 

«Le spese pazze, fanno riferimento alle ingenti spese per le luminarie natalizie, alle spese per gli eventi turistico culturali rispetto alla qualità dei risultati ottenuti e al finanziamento di alcuni progetti di cui ad oggi non si è percepita l’utilità per i cittadini. Tutto legittimo se non fosse che una città in forte crescita e ancora carente di tanti servizi essenziali, deve avere la massima cura dell’opportunità di ogni euro speso», dice Paola Meloni consigliera d’opposizione e presidente della commissione Trasparenza.

«Taci, a cuccia»

La stessa Paola Meloni è stata oggetto di insulti che hanno messo in imbarazzo l’intera giunta. È accaduto qualche mese fa sul profilo Facebook di Massimiliano Catini, delegato al Demanio marittimo, che aveva condiviso una serie di foto delle spiagge di Fregene, dove forti mareggiate hanno distrutto le cabine degli stabilimenti balneari.

Sotto il post pubblico la consigliera Paola Meloni ha chiesto quali fossero le iniziative messe in campo per limitare l’erosione della costa a Fregene. Una domanda semplice alla quale però sono seguiti insulti sessisti da parte di Catini che prima ha risposto «taci» e poi «a cuccia». Ex Movimento sociale italiano e legato al movimento politico La Destra di Storace con cui si è candidato alle elezioni politiche del 2013, a febbraio Catini è stato nominato come capogruppo della “Lista civica Baccini”.

Due anni fa, in occasione dell’anniversario della strage di Capaci, Catini dichiarò fiero che il Movimento sociale italiano, il 19 maggio del 1992, scrisse il nome del giudice Paolo Borsellino nell’undicesimo scrutinio per l’elezione del presidente della Repubblica. «Oggi, a distanza, di 20 anni da quell’episodio, La Destra, che ritiene a ragione di essere la naturale erede di quel Movimento sociale italiano, rinnova il proprio rispettoso saluto nei confronti di due eroi che hanno immolato le loro vite in nome della legalità e dell’onestà».

La provincia d’Italia

Il progetto nel cassetto di Baccini però è un altro. Ad aprile il comune di Fiumicino ha approvato la delibera per l’istituzione della provincia Porta d’Italia a cui aderiranno altri comuni “alleati” del litorale come Santa Marinella, Cerveteri, Ladispoli e Civitavecchia.

«Un momento storico per l’autonomia di Fiumicino», aveva detto Baccini dopo l’approvazione della delibera. «I comuni che decidono di autodeterminarsi lo fanno per la difesa del suolo, per un migliore utilizzo delle risorse energetiche, per un nuovo assetto giuridico ed istituzionale e per soddisfare ancora meglio i bisogni dei cittadini senza alimentarne i desideri».

Ciò non significa soltanto distaccarsi dalla città metropolitana di Roma – che ha finora dato al comune di Fiumicino oltre 20 milioni di euro – ma anche rivoluzionare la gestione amministrativa del comune. Non è chiaro quale sia il reale impatto tra costi e benefici. Baccini dice a Domani che sono stati fatti «studi e dossier» ma non è in grado di rivelare le cifre. 

«Essere governati da Roma che ha i suoi problemi e non certamente può occuparsi dei problemi delle nostre comunità ci ha spinto ad autodeterminarci», continua. C’è chi considera la futura provincia come una fabbrica di posti di potere, una sorta di ufficio di collocamento, dove le varie amministrazioni comunali sono pronte a inserire i loro uomini.

Il grande sponsor politico dell’iniziativa è l’ex candidato sindaco di Roma nonché avvocato amministrativista e docente universitario Enrico Michetti, che ha studiato la fattibilità economico-finanziaria dell’iniziativa. «Glielo abbiamo chiesto come sindaci e ci ha dato un suo parere su tutto questo. Si è messo a disposizione gratuitamente», dice Baccini che ha fatto approvare a bilancio la spesa di 60mila euro l’anno per cinque anni per avere i servizi della Gazzetta amministrativa della Repubblica italiana (Gari) fondata proprio da Michetti. Si tratta di un servizio di consulenza amministrativa che altri enti locali, come già documentato da Domani, hanno pagato a cifre inferiori.

In tutto ciò chi chiede conto dei soldi spesi si trova ad affrontare un «atteggiamento di ostruzionismo e tentativi di delegittimazione» denuncia la presidente della commissione Trasparenza Paola Meloni. «Ho avuto difficoltà nella convocazione, mancanze improvvise di numero legale e atteggiamenti non collaborativi per quanto riguarda la produzione di documenti e risposte ai quesiti proposti. Credo che una buona amministrazione dovrebbe essere felice di venire in trasparenza, rispondere alle domande e dimostrare la bontà dell’operato».

All’ultima commissione convocata, la presidente Meloni ha dato parola ai cittadini presenti. Un gesto che ha fatto alterare alcuni membri della maggioranza. «Si sono alzati, hanno gridato e sono andati via», racconta Dina Signoriello vicepresidente dell’Associazione autonomia Fiumicino che aveva preso parola. 

«C’è stata una baruffa verbale. È stato bruttissimo. Dicevano che i lavori della commissione non era finiti. Ma se questa era la motivazione perché non lo hanno detto? L’intenzione, invece, è stata quella di bloccarci, visto che portavamo le problematiche di tanti cittadini. Hanno calpestato la democrazia», aggiunge Signoriello.

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