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Il recente Decreto Salva Casa introduce una modifica alla disciplina delle strutture amovibili, con particolare riferimento a quelle realizzate durante l’emergenza sanitaria da Covid-19 per soddisfare esigenze sanitarie, assistenziali ed educative: dal testo della norma, però, non è chiaro se in tale categoria rientrano anche i dehors.

La disciplina di dehors e strutture amovibili nel Decreto Salva Casa

L’art. 2 del D.L. n. 69/2024 prevede una deroga specifica per le strutture amovibili erette durante il periodo di emergenza sanitaria nazionale da Covid-19. Queste strutture, che sono rimaste in uso fino alla data di entrata in vigore del decreto, possono continuare a essere mantenute in esercizio in deroga al vincolo temporale previsto dall’articolo 6, comma 1, lettera e-bis) del Testo Unico dell’Edilizia. Tale norma, infatti, stabilisce un limite di 180 giorni per le opere stagionali e per quelle dirette a soddisfare esigenze obiettive, contingenti e temporanee.

La deroga è condizionata alla presenza di comprovate e obiettive esigenze che dimostrino la necessità perdurante delle strutture amovibili. Questa disposizione risponde alla necessità di garantire la continuità delle attività essenziali che tali strutture supportano, senza incorrere nelle limitazioni temporali altrimenti previste dalla normativa edilizia vigente.

Nonostante la deroga temporale, le strutture amovibili devono comunque rispettare le prescrizioni degli strumenti urbanistici comunali e le altre normative rilevanti. In particolare, devono essere osservate le norme antisismiche, di sicurezza, antincendio, igienico-sanitarie, nonché quelle relative all’efficienza energetica e alla tutela dal rischio idrogeologico. Inoltre, le strutture devono conformarsi alle disposizioni contenute nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (d.lgs. n. 42/2004).

Dehors e Decreto Salva Casa: il grande assente

Come abbiamo anticipato, se da un lato il Decreto Salva Casa introduce nuove norme sulle strutture amovibili realizzate durante l’emergenza Covid-19, dall’altro solleva delle perplessità sulla corretta applicazione. La norma, infatti, non chiarisce espressamente se i dehors rientrino tra le strutture amovibili che possono continuare a esistere grazie a questa deroga.

I dehors, possono essere definiti come l’insieme di elementi mobili, smontabili e facilmente amovibili che costituisce e delimita uno spazio per il ristoro, attrezzato con pavimentazione, sedie, tavoli, fioriere, impianto elettrico e di condizionamento. Tali manufatti sono posti generalmente sul suolo pubblico e al servizio di bar e ristoranti.

Leggendo il decreto e la relativa relazione illustrativa si precisa che l’obiettivo della norma è quella di mantenere le strutture amovibili realizzate durante la pandemia per finalità sanitarie, assistenziali ed educative, ma non cita esplicitamente i dehors, installati senza autorizzazioni per effetto del Decreto Rilancio del 2020 e mantenuti grazie a successive proroghe. Tali strutture, utilizzate prevalentemente da bar e ristoranti per rispettare le misure di distanziamento sociale, pero potrebbero teoricamente rientrare nell’ambito delle strutture amovibili per quanto concerne la tipologia di struttura (strutture amobivili). Non rientrerebbe invece per la finalità, perché i dehors  sono posti generalmente al servizio di bar e ristoranti che svolgono attività di ristorazione e/o svago.

In base al tenore letterale la deroga sembrerebbe limitata alle sole strutture amovibili attigue a scuole, ospedali e centri assistenziali ed escluderebbe tutte le attività volte alla ristorazione escludendo quindi i dehors utilizzati da esercizi commerciali.

Il mancato coordinamento con il Ministro delle Imprese

Circa una ventina di giorni fa il Governo aveva espresso la volontà di rendere permanente la normativa sui dehors e i tavolini esterni, come parte integrante del disegno di legge sulla concorrenza. Ad annunciare questa iniziativa è stato il Ministro delle Imprese, Adolfo Urso, il quale aveva manifestato l’intenzione di “migliorare il decoro urbano anche attraverso i tavolini all’aperto“.

Questa iniziativa nasce dall’esigenza di armonizzare l’occupazione del suolo pubblico con l’esigenza di mantenere un elevato standard di decoro urbano, valorizzando l’aspetto delle città e promuovendo un uso più ordinato e piacevole degli spazi esterni.

La decisione di rendere questa misura strutturale, tuttavia, ha suscitato polemiche tra alcune associazioni. Le critiche si concentrano principalmente sulle possibili implicazioni per la concorrenza e sull’equilibrio tra uso commerciale e spazi pubblici. Le associazioni temono che una regolamentazione permanente possa favorire alcuni esercizi commerciali a discapito di altri e sollevano questioni riguardo alla gestione equa degli spazi pubblici.

Alla ricerca di un equilibrio

La regolamentazione dei tavolini all’aperto e la permanenza dei dehors continuano a essere oggetto di dibattito. Il governo si trova di fronte alla sfida di bilanciare gli interessi commerciali con la necessità di mantenere un elevato standard di decoro urbano.

Si auspica un chiarimento definitivo sulla regolamentazione dei tavolini all’aperto che potrebbe arrivare con una norma di interpretazione durante la fase di conversione in legge al fine di fornire indicazioni precise su come applicare le disposizioni esistenti e su come conciliare le diverse esigenze in gioco.

 

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