È cominciato da qualche giorno il percorso di conversione in
legge del D.L. n.
69/2024 (Decreto Salva Casa) attualmente
in fase di esame in sede referente in VIII Commissione
Ambiente alla Camera dei Deputati.
Semplificazione edilizia: l’audizione della RPT
Nell’ambito dei lavori del disegno di legge 1896, recante
disposizioni urgenti in materia di semplificazione edilizia
e urbanistica, a modifica e integrazione del d.P.R. n. 380/2001 (Testo
Unico Edilizia), sono stati ascoltati, i rappresentanti:
- della Rete Professioni Tecniche (RPT);
- del Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori,
paesaggisti e conservatori (CNAPPC); - del Consiglio nazionale degli ingegneri (CNI);
- del Consiglio nazionale dei geologi (CNG);
- del Consiglio nazionale geometri e geometri laureati
(CNGeGL); - del Consiglio Nazionale degli Agronomi.
Il documento delle proposte non è ancora disponibile, ma
l’audizione ha rappresentato un importante momento per
ribadire le perplessità dei professionisti tecnici nel trovarsi di
nuovo davanti a una normativa frammentaria e non a
una riforma organica del Testo Unico Edilizia.
Sanatoria, stato legittimo, tolleranze, destinazione d’uso: le
indicazioni dei professionisti
Un aspetto sottolineato da Armando Zambrano,
presidente del CNI e coordinatore della Rete delle Professioni
Tecniche, che ha aperto l’audizione ricordando come il d.P.R.
380/2001 sia ormai datato e fonte di numerosi problemi per i
professionisti del settore. Zambrano ha evidenziato anche come
l’assenza di conformità edilizia sia un ostacolo insormontabile per
interventi di rigenerazione urbana, ristrutturazione edilizia,
prevenzione sismica ed efficientamento energetico. La mancanza di
conformità riguarda circa il 74% delle
costruzioni, impedendo di fatto qualsiasi intervento.
Per altro, spiega Zambrano, il Decreto rischia di attribuire un
carico eccessivo di responsabilità ai professionisti, che devono
attestare la conformità di un intervento in un procedimento per
ottenere la sanatoria edilizia, anche in assenza di documentazione
attestante l’epoca di realizzazione dell’intervento, con propria
dichiarazione e sotto la loro
responsabilità, rischiando sanzioni penali in caso di
dichiarazioni non veritiere.
Altro punto di debolezza, il termine entro cui inviare le
istanze di sanatoria e che dovrebbero riguardare solo gli
interventi realizzati fino all’entrata in vigore della legge di
conversione del DL.
Frammentarietà, ma anche incongruenza delle norme: per
l’ing. Irene Sassetti (CNI), l’art. 34 presenta
delle incongruenze sulle tolleranze costruttive,
sottolineando come la percentuale di tolleranza inversamente
proporzionale alla superficie dell’unità immobiliare possa creare
disuguaglianze per unità immobiliari diverse nello stesso
edificio.
Ha proseguito poi l’arch. Anna Buzzacchi
(CNAPPC) che si è invece soffermata sul tema dei cambi di
destinazione d’uso, da quelli tra categorie omogenee che
rischiano di portare a un aumento del carico urbanistico, a quello
“senza opere” tra categorie non omogenee. Secondo Buzzacchi, come
già fatto da altri stakeholders e professionisti nell’ambito di
altre audizioni, va sicuramente effettuato un aggiustamento, dando
la possibilità alle Amministrazioni di intervenire con
regolamentazioni specifiche per agevolare il mutamento d’uso senza
cristallizzare situazioni problematiche, ad esempio nei centri
storici.
Ha proseguito quindi il geom. Marco Vignali,
consigliere del Consiglio Nazionale dei Geometri, che invece ha
richiamato l’art. 9-bis sulla nuova procedura di verifica dello
stato legittimo degli immobili, sollevando dubbi sulla validità
dell’utilizzo di titoli abilitativi non oggetto di un’istruttoria
formale, come le dichiarazioni di inizio attività e le SCIA.
Sulla riforma organica del d.P.R. n. 380/2001 ha invece posto
l’accento Francesco Violo, presidente del
Consiglio Nazionale dei Geologi, mettendo in luce aspetti come il
rischio radon nei piani interrati e la necessità di destinare
risorse alla mitigazione del rischio idrogeologico.
Infine, il vicepresidente del Consiglio Nazionale degli
Agronomi, Renato Ferretti, ha sottolineato la
necessità di recuperare fabbricati rurali dismessi, inserendoli in
un contesto di rigenerazione urbana e territoriale che tenga conto
della realizzazione di nuove aree verdi.
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